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vole turbamento che essi gettano nel tuo sangue. Chi può esser sicuro di sè? Chi conosce appuntino la tempera dei propri nervi? Ora, figliuolo mio, un solo sospiro, che può esser interpretato come una confessione, è il disonore.

— Oh! Dio mio, madre mia, perchè venite voi a mettere questa costernazione nell’anima mia, sclamai io in una suprema angoscia. Ho io mostrato qualche segno che v’ispiri codesti dubbii?

— Io voglio prevenire, voglio risparmiarti il dolore. Voglio strapparti al supplizio. Ah! se tu potessi vivere. Ma la tua sentenza è segnata. Il tuo patibolo è rizzato. La sorte che ti destino, del resto, sarà anche la mia. Io non posso sopravvivere alla tua morte, avendo l’altro nel partito figlioFonte/commento: Pagina:Petruccelli Della Gattina - Le notti degli emigrati a Londra, Milano, Treves, 1872.djvu/376 dei carnefici. Sono stanca di piangere, di sperare, di pregar Dio che non ci ascolta, di credere ad uomini che ci tradiscono. Vuoi tu che io divenga russa alla mia volta, e che io solleciti lo Czar onde castighi codesta Germania, codesta Francia, per le quali noi abbiamo versato tanto sangue e che non hanno per noi neppure una fiera parola?...

— Madre mia, voi parlate come mio fratello. Rassegnatevi.

— Io preferisco non più vederti, anzi che perdonare ai nostri nemici. Dunque, figlio mio, la mia risoluzione è presa. Io non voglio che tu subisca la tortura; non voglio che tu sii esposto al pericolo di una confessione per debolezza nervosa; non voglio che tu muoia per mano del carnefice. Poichè tu devi morire, muori di mia mano; poichè tu devi passare per un’agonia spaventevole e lunga, abbreviala. Schiaccia sotto i tuoi denti questo lampone di vetro: ho anch’io il mio.