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nacciandoci con sguardi pieni di odio, ricevettero l’ordine di fare sgombrare le chiese. L’ordine fu eseguito. Più di duemila persone furono prese e condotte in cittadella.

Questa misura fu causa di rottura fra il conte Lambert ed il generale Gerstenzweig, capo dello stato d’assedio. Scambiarono parole di collera: Gerstenzweig si bruciò le cervella; il conte Lambert lasciò bruscamente Varsavia.

Il partito della violenza prevalse.

Le chiese, le scuole, i teatri furono chiusi. I Siberiani amnistiati furono rimandati in Siberia. Un gran numero di studenti, di preti, di operaj furono trasportati nel Caucaso e ad Oremburgo. Il gran rabbino e parecchi dei suoi colleghi furono espulsi. Il pastore evangelico Otho condannato alla deportazione, Il Capitolo di Varsavia ebbe dieci proscritti, ed il suo amministratore, vecchio di ottant’anni, fu condannato a morte. Il reclutamento fu ordinato, applicabile soltanto alle città, sopra una lista di coscritti redatta dalla polizia. La retata del 15 gennaio 1862, eseguita fra un’ora e le otto del mattino, ebbe luogo. La Russia proclamò in faccia all’Europa questa razzìa di giovani, presi durante il sonno, come «il trionfo dell’ordine sulla rivoluzione».

La coppa traboccava.

Il 22 gennajo, l’insurrezione scoppiò.