Pagina:Petruccelli Della Gattina - Le notti degli emigrati a Londra, Milano, Treves, 1872.djvu/135

pre, disarmati. La truppa, dalla mezzanotte, occupava militarmente la città.

Essa non s’oppose all’entrata dei cittadini nelle chiese, però, cangiando avviso, bentosto li circondò, e li accolse. La Cattedrale ed i Bernardini furono assediati. Nugoli di Cosacchi e di Circassi invasero la città, correndo dovunque, percotendo gli uomini, insultando le donne, saccheggiando le case. Si intimò al popolo di uscire dalle chiese.

— No, rispondemmo unanimi, no, fino a tanto che l’esercito ci assedia.

Si restò così tutto il giorno. I Polacchi rinsaccati nelle chiese, i Russi accampati alle porte. L’ansietà divenne estrema. Si prevedevano delle conseguenze sinistre, delle scene di orrore. Avevamo fame e sete. Ad otto ore di sera, si presentò un generale, e c’intimò di nuovo di renderci alla grazia ed alla mercè del luogotenente del regno.

— No, rispondemmo tutti. Non vi è luogo a grazia, ove non vi è delitto. Resteremo qui, fino a tanto che le truppe non siano rientrate nello loro caserme.

Si accesero i ceri del catafalco, eretto il giorno prima al morto arcivescovo, e s’intuonò il Swiety Boze: «Dio santo, Dio potente, abbiate pietà di noi, degnatevi renderci la nostra patria; santa Vergine Maria, Regina di Polonia, pregate per noi».

Alle due del mattino, un nuovo parlamentario recò l’istessa intimazione. Ottenne la stessa risposta. La situazione aveva acquistato una tensione estrema. La crisi si librava sul nostro capo, cupa, minacciosa, feroce; la sentivamo, la vedevamo. Due ore di angoscia mortale scorsero. Alle quattro, le truppe, in piedi da diciassette ore, tenendoci rinchiusi, mi-