Pagina:Petruccelli Della Gattina - Le notti degli emigrati a Londra, Milano, Treves, 1872.djvu/132

luppo dell’istruzione pubblica, aveva detto: «Che dipingano codesti Polacchi, così non penseranno!» — il signor Muchanoff scoccò una circolare segreta ai contadini, onde rinnovassero il massacro che il principe di Metternich aveva consumato in Gallizia. Il principe di Gortschakoff lo destituì, e l’obbligò a partire da Varsavia.

Lo Czar si decise ad inviare un piano di riforma, che non era neppure la realizzazione del famoso Statuto di Niccolò. Queste concessioni ridicole arrivarono in pari tempo delle truppe che marciavano su Varsavia.

Il 7 aprile, la folla, che era stata al cimitero a pregare pei morti di febbraio, si fermò sulla piazza del castello, a fine di chiedere si revocasse il decreto di scioglimento della Società agricola. La piazza era occupata dai soldati. E’ si ritirarono. La sera seguente, una moltitudine più numerosa si recò di nuovo sulla piazza onde rinnovare la domanda della vigilia. Noi non avevamo più neppure la bandiera coll’aquila bianca, per non porgere pretesti. L’attitudine era pacifica. La voce calma e supplicante. Il principe Gortschakoff scese sulla piazza, e ripetè lo sua domanda.

— Insomma, che cosa volete?

— Vogliamo una patria! rispose di nuovo la folla.

In quel momento, passa un postiglione, e fa risuonare col suo corno l’aria di Dombrowski: «No, la Polonia non perirà!» Tosto un grido entusiasta scoppia. Donne, fanciulli, vecchi, studenti, nobili, ad una voce, con lo stesso accento, gridano: Viva la Polonia!... e tutti cadono in ginocchio.

— Ritiratevi, urlarono le truppe, che accampavano militarmente sulla piazza.