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Noi non avevamo armi. I Cosacchi si sbrancarono sopra di noi. La fucilata risuonò. Gli sterminatori sciabolarono a loro voglia un popolo prosternato, che, colle mani alzate al cielo, cantava:

«Santa Vergine Maria, madre della Polonia, pregate per noi!»

Un centinaio di persone restarono sul lastrico.

Il principe Gortschakoff si precipitò in mezzo alla folla per arrestare la carneficina.

— Ma, alla fin fine, cosa volete? gridò egli quasi fuori di sè.

— Vogliamo una patria! rispose il popolo con una sola voce.

L’arcivescovo, il conte Zamoyski, diversi nobili, parecchi notabili si recarono al castello per protestare, con linguaggio severo ed energico, contro l’ordine di quella esecuzione.

— Mi prendete voi forse per un Austriaco! sclamò il principe Gortschakoff indignato. Io non ho dato che un solo ordine: quello di non consegnarvi la cittadella, neppure sopra un’ingiunzione firmata di mia mano.

Il principe era sincero. La sera, la polizia della città fu confidata agli studenti; i Russi furono consegnati nelle loro caserme; un indirizzo all’Imperatore, sottoscritto dall’arcivescovo, dal gran rabbino, dai marescialli della nobiltà, circolò. Si chiedeva «una chiesa, una legislazione, una istruzione pubblica, una organizzazione sociale, colle stigmate del genio nazionale e delle tradizioni storiche».

La Polonia, che il Governo russo credeva di aver uccisa, si levava di un tratto, ritta, vivente, e dava i brividi all’Europa, i cui rimorsi per averla abban-