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stri fratelli periti per il loro popolo oppresso, dègnati accettare l’offerta delle nostre lagrime e dei nostri canti funebri; rendici la patria, o Signore, rendici la libertà!

«Dio santissimo, non è scorso un secolo ancora che la libertà è scomparsa dalla terra polacca, e per riconquistarla, il nostro sangue è sgorgato a torrenti; ma se costa tanto perdere la patria di questo mondo, ah! come debbono tremare coloro che perderanno la patria eterna.

«Prosternati dinanzi ai tuoi altari, te ne scongiuriamo o Signore, rendici la patria, rendici la libertà!»

L’impulso era dato.

La Società agricola, fondata da Andrea Zamoiski, deliberò allora sul diritto definitivo dei contadini a divenire proprietarii. Gli studenti polacchi arrivarono dalle Università di Kiew, Mosca, Dorpat, e si agitarono in Varsavia onde ottenere un’Università nazionale. L’idea d’un indirizzo all’Imperatore per reclamare una Costituzione e la ricostruzione della Polonia, albeggiò. Giunse il 25 febbrajo 1861.

Era l’anniversario della battaglia di Grochow. La giornata apparve cupa e caliginosa. La neve era caduta durante la notte, le strade n’erano bianche. Nessuna parola d’ordine era stata data, perocchè non v’era presso di noi, come in Italia, un Comitato che regolasse i battiti del cuore nazionale, per ordine, ad ora fissa, con uno scopo determinato. L’anima della Polonia è omogenea: i Polacchi sentono all’unisono. Per un impulso spontaneo, ognuno pensò che bisognava in quel dì pregare per coloro che erano morti per la patria. Cinquantamila persone si tro-