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tura servì di modello. Le situazioni drammatiche sono numerose ed impressive. L’interesse del racconto s’impossessa del lettore e non gli lascia più lena.
Uno spicchio di emigrati, scampati alle tempeste dei loro paesi, gittati come alghe desolate sulle spiagge tutelari dell’Inghilterra, si riuniscono la sera, e ciascuno racconta le miserie o le glorie della sua patria, e le sue proprie peripezie.
Le avventure che narrano sono terribili.
L’ungherese è fatalista, nervoso, spiccio; appena se trova il tempo di commuoversi: egli vola. Il polacco è cattolico, piega sotto la mano della Provvidenza e giammai non si spezza, è minuto, istrutto, osservatore, ma ha il cuore chiuso. La sua storia psicologica s’intravede appena, come conviene ad un uomo nato in una contrada ove il pensiero si spia e la parola si condanna. L’italiano è scettico e frivolo. Egli è divenuto tale sotto i disinganni e le prove.
Delle tre donne dei tre episodi, la calabrese è l’intelligenza viva e pronta che piglia a volo la sua parte e riceve l’amore nel cuore come la torpedine riceve la scintilla elettrica. Appare: non è più! La siberiana è l’energia umana che lotta contro le forze della natura e soccombe. La contessa ungherese è la fiera patrizia che aggiorna l’amore all’ora del