Pagina:Petruccelli Della Gattina - Le notti degli emigrati a Londra, Milano, Treves, 1872.djvu/112

un imbarazzo, la Boemia una minaccia, l’arciducato d’Austria un pericolo.

S’ha a conchiudere da tutto ciò che l’Austria dovrebbe abbandonare in balía della corrente queste parti del suo dominio? Certo che no.

Noi crediamo che l’integrità dell’Austria, con qualche utile rettificazione delle sue frontiere, sia una salvaguardia della pace europea. Soltanto essa deve modificare la costituzione di queste parti dell’Impero e cangiare la loro natura di provincia in quella di Stato. Forse, in questa trasformazione, l’autorità centrale perderà la metà della sua energia, ma essa acquisterà per certo la totalità del suo rispetto, la sicurezza di durare e continuare, la sua base di azione, la potenza del suo effetto ed un elemento di similitudine. Il Tirolo e l’arciducato non sono finalmente che un’appendice, la Gallizia un deposito. La casa d’Ausburgo deve essere preparata a perderli, in un dato giorno, ma con un compenso — il giuoco della casa di Savoia.

La base della nuova Austria è l’Ungheria. L’Ungheria sviluppata nei suoi confini naturali, vale a dire dal Pruth e dai Balkani all’Adriatico, da Presburgo al Mar Nero, determina la nuova missione dell’Austria e la sua feconda grandezza. Se l’Arciducato, il Tirolo, la Boemia, la Gallizia nella loro integrità le restano, e possono restarle, questi Stati non devono avere col centro del regno che dei legami accessorii, in modo che si possa tagliare il cordone ombelicale senza pericolo per la vita e per lo sviluppo dell’insieme, quando la necessità lo imporrà, come fece l’Inghilterra delle isole Ionie. Codesta necessità si addimanda attrazione delle razze, sicu-