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XI (ed ultimo)


Ed ora una parola di conclusione a questa storia.

L’Ungheria si è riconciliata coll’Austria.

Il colonnello conte Maurizio Zapolyi è restato in esilio come Kossuth. Questi aveva detto nel suo gran discorso, ove proponeva la decadenza degli Absburgo:

«Dio può disporre di me in questa vita come gli piacerà. Può colmarmi di sofferenze fisiche, può condurmi al patibolo, può condannarmi alla cicuta, od all’esilio. Ma una cosa nella quale egli non potrà manifestarmi la sua onnipotenza è, che mi faccia ridivenire suddito della Casa d’Austria».

Egli ha tenuto la sua parola.

Deak, un gran cittadino, ha sostenuto nella seconda fase della storia dell’Ungheria quella grande parte che Kossuth ebbe nella prima. Egli è arrivato ad un risultato: la riconciliazione dell’Austria coll’Ungheria. Ma questa riconciliazione è dessa sincera? Lo crediamo. È dessa possibile? Lo desideriamo. È dessa duratura? Ne dubitiamo.

Ne dubitiamo, perchè ci sembra che l’Austria non è ancora abbastanza matura, abbastanza sbattuta dai disastri; ch’ella non è ancora abbastanza convinta della necessità di formarsi in un insieme omo-

    Imrefi, Czetz, Ramming, Kossuth, Szemere, Thaly, De Gerando, e nella corrispondenza diplomatica inglese. Il giudizio sopra Görgey è unanime.