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al quale ognuno dava la forma che più gli sorrideva. Un mistero dominava su quest’opera di tenebre. Non si voleva ancora vedere in Görgey un semplice traditore. Gli si attribuivano vendette diaboliche nascoste, colpi orrendi premeditati, accordi presi coi Russi contro gli Austriaci, articoli secreti nella convenzione, intelligenze collo Czar di Pietroburgo contro il Cesare di Vienna, degli abissi profondi, degli agguati spaventevoli. Il tradimento pare inverisimile, mostruoso, al soldato, malgrado le smentite della storia. Vada pel diplomatico, per l’uomo politico, per il civile. Il tradimento si addice a costoro, è il loro mestiere giuocare d’astuzia: sono volpi. Ma l’uomo di spada! il leone, franco, aperto, brutale, sovente generoso perchè forte..., egli tessere delle ombre! egli, delle menzogne, delle infamie, delle nefandità? egli ordire degli agguati! impossibile!

Le trombe ed i tamburi risuonarono. I soldati si posero sotto le armi, in fila. Poi, in marcia. E si arrivò al piano di Szöllös. Sotto una tenda, dei generali e degli ufficiali russi attendevano già. Non una divisa austriaca. Qualche migliaio di soldati russi formavano un piccolo accampamento; essi pure sotto le armi, in inea, la loro bandiera ondeggiante al vento. I 23,000 uomini, residuo dell’esercito ungherese, si arrestarono. Posero in fascio le loro armi e le poche loro bandiere, riuniti in massa, come per fare un riposo. Poi rientrarono nelle file. Gli ufficiali conservavano le spade. Le trombe suonarono di nuovo. I cavalieri misero piede a terra. Essi ed i soldati di linea sfilarono davanti al piccolo gruppo di Russi, che presentava le armi. Più lungi, le file si rompevano. I soldati e bassi ufficiali, che non avevano servito prima