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CAPITOLO IX.


Il noviziato.


Allestito di diploma, vestito da galantuomo, Bruto pensò ch’era ormai tempo d’imbarcarsi nella vita reale e di affrontare le esigenze, dividerne le sciocchezze e subirne i dolori. Egli era più maturo che non volesse sembrare e che forse non avrebbe voluto confessare. Prese un contegno grave, semplice e modesto, pieno di deferenza per le volontà e le opinioni dei suoi superiori, come gli aveva principalmente inculcato don Noè, facendogli regalo di una corniola larga quanto uno scudo. — Tagliò i mustacchi ed i capelli alla renaissance; alzò il colletto della camicia, sbandì i guanti gialli e gli abiti di colore, adottò la tabacchiera ed il bastone a borchia d’argento, camminò a passo grave, prese contegno più composto.

Una mattina don Noè lo presentò al dottore Tibia, fratello del curato di San Matteo.

Diverse persone stavano già aspettando in casa del dottore, uno dei più rinomati di Napoli e capo dei fautori del sistema di Brown. Un’ex-ballerina si faceva visitare nel suo gabinetto.