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Oh! via, va via, che non ti veda mai più, o non so come l’andrà a finire.

— Zio! sanum extenuat ira, dice la scuola di Salerno, rispose Bruto con dolcezza angelica, incrociando le braccia sul petto.

— Fuori, dunque, canaglia! via, animale! continuava a gridare il sagrestano, storcendosi sulla seggiola e pestando i piedi.

— Ma dove volete che vada? a farmi turco?

— Va a farti boia, perchè un galeotto lo sei di già. Derubarmi in questa guisa!

— Tartaruga, disse Bruto, dà un altro bicchiere d’acqua allo zio. Lascia lì i tuoi confiteor e porta la pace fra Edipo e Creonte, o Tartaruga.

Don Noè era sbalordito da tanto sangue freddo e dalla impudenza così grande di suo nipote. Non rispose più; ma i muscoli della sua faccia rispondevano per lui. Bruto allora prese una seggiola e, postosegli flemmaticamente rimpetto, disse:

— Ora ragioniamo un po’.

Don Noè lo guardò con due occhi fulminanti e restò muto; Bruto continuò:

— State ben attento, barba Noè, che non son io che parlo ora, ma monsignore, o, come dite voi altri, Sua Eminenza reverendissima monsignor Arcivescovo, cardinale di Napoli. Egli chiede a voi, umilissimo dinanzi a lui, più umile che davanti al Santissimo:

— Don Noè, avete altri nipoti che quel bel pezzo di giovane lì?

— No, Eminenza.

— Sapete, don Noè, ch’egli mi ha l’aria di un