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piacevoli sopra i suoi vestiti. Quando si vide luccicare fra le mani quel bel pugnetto di scudi, la prima idea che gli montò al cervello fu di andarsi a comprare degli abiti più decorosi. Respinse, però, la tentazione, o piuttosto fece con lui un compromesso; comperò un paio di speroni, dei guanti gialli ed uno scudiscio dal pomo d’argento. Questi oggetti furono la causa della sua caduta.

Gli speroni fecero manifesta l’indegnità delle sue rozze scarpaccie ferrate: si comperò, dunque, degli stivali verniciati. Gli stivali fecero risaltare la sconvenienza dei suoi calzoni gialli; e allora fece acquisto d’un bel paio d’inesprimibili grigi. Le brache insorsero contro il famoso panciotto a mille fiori: ed un nuovo di piqué nero si affrettò a surrogarlo. Il panciotto non volle trovarsi a contatto di un gabbano, che mostrava i denti, come una vecchia inglese: bisognò dunque metterlo d’accordo con un bell’abito nero. Dopo di ciò, come far a meno di una bella cravatta e di un cappello nuovo?

Insomma, il denaro del diploma passò nelle tasche dei fornitori e Bruto, accorgendosi alla fine della meravigliosa sostituzione che aveva operata, sclamò:

— Vedremo come finirà tutto questo!

Gli restavano alcuni scudi. Bruto comperò un portasigari per sè, un collarino per suo zio, una pezzuola per Tartaruga; diede cinque lire ad un povero, trincò con don Gabriele una mezza dozzina di bicchierini e tornò a casa colle tasche nuove dei suoi calzoni asciutte come il