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sogna annoiare gli spettatori, che così non andranno nè all’uno nè all’altra; ma almeno come osserva molto bene monsignor Scotti, non commetteranno peccati di pensiero. Il teatro è la scuola della corruzione. Qualunque governo cattolico, apostolico e romano deve chiudere queste gemonie di Satana, se vuol avere dei sudditi sommessi, e condurli, come fa il nostro paterno governo, alla grazia di Dio, all’osservazione dei comandamenti di Dio ed alla coltura dei sacramenti.

— Oh! non ne dubiti.

— Vi sono organi, campane, arpe, chiese?

— Sì, signore, la chiesa della Madonna delle Grazie, che non si vede, ma si odono le campane, l’organo ed anche il cannone, quando l’ambasciatore di Prussia sposa la figlia di Ippocrate.

— Ci avete messo dei duelli, delle taverne, nel vostro dramma?

— Sì, signore, la trattoria dell’albergo di Roma, dove sono alloggiati i Prussiani dell’imperatore Dario, cogli equipaggi, i lacchè, i grooms, i jockeys in parrucca incipriata. Non c’è duello, perchè il governo l’ha proibito.

— Bravo, vedo che siete un giovane intelligente.

E così dicendo apriva il manoscritto, ne volgeva i fogli, leggendone qua e là qualche linea e continuava a parlare.

— Osservo nella vostra produzione un dialogo ben condotto ed una grande fedeltà storica e di costumi. Si vede che avete studiato l’antichità. Ah! se non ci mancasse l’unità di