Pagina:Petruccelli Della Gattina - Il sorbetto della regina, Milano, Treves, 1890.djvu/79

— Ah! un dramma?

— Sì, signore.

— Comico?

— Mio Dio! no, signore, tragico.

— Ah! ah! della scuola moderna, dunque! Ed il soggetto?

— Ippocrate.

— Benissimo. Ci sono dei morti?

— Una donna che muore di mal di petto.

— L’etisia è una malattia proibita. È troppo drammatica e troppo commovente.

— Ma questa donna non può morire che così.

— Tanto peggio. Respingo il dramma. È il mio mestiere: sono stato decorato per questo.

— Allora la faremo etica al settimo quadro; all’ottavo, morrà di apoplessia etica.

— Eh! eh! dell’ecletismo. Bravo! mi avete l’aria di un giovane istruito.

— Troppo buono, eccellenza.

— Ci avete mai messo dentro le parole: Dio, diavolo, angelo, libertà, Italia!

— No, signore. Mi sono sempre servito dei vocaboli genio, cielo, lealtà, penisola fra due mari. Ah, scusi, in un luogo ho lasciato scappare la frase eziandio!

— Cancellate. “Non nominerai mai il nome di Dio invano.„ Conoscete i precetti del Decamerone?

— Per bacco! L’ho letto tante volte quel caro messer Giovanni.

San Giovanni, san Giovanni, gridò don Gaetano, che per distrazione, o per abitudine di lettura, aveva detto il Decamerone, invece