Pagina:Petruccelli Della Gattina - Il sorbetto della regina, Milano, Treves, 1890.djvu/77

suo assenso preventivo, continuò don Gabriele, e l’ascolterete con attenzione, poichè di ventisei lettere dell’alfabeto gliene mancano undici.

— Diamine! chi gliele ha prese?

— La sua balia, probabilmente. Andrete poi dal censore, che è un dottore in sacra teologia, il quale non ha mai letto una commedia, nè mai posto piede in un teatro.

— Per timore dei peccati di pensiero, forse?

— No, no. Don Gaetano non pensa mai; e’ digerisce. Il teologo passerà il dramma ad un altro censore, che nel secolo scorso era un poeta.

— E questi?

— È un idiota. Don Ciccio Ruffa ne farà rapporto al ministro dell’interno, al ministro dei culti ed al presidente del consiglio, che ne riferiranno al re.

— Che ne parlerà col confessore?

— Molto probabilmente, poichè una commedia è un affare di Stato e di Chiesa. Finalmente sarà inviato alla soprintendenza dei teatri e da questa definitivamente al direttore. Allora pagherete per far copiare il dramma e le parti: aspetterete delle settimane e dei mesi per farlo aggiornare alle ripetizioni; delle altre settimane e degli altri mesi per ottenere il consentimento degli attori alle parti loro assegnate; poi ancora settimane e mesi perchè sieno pronti: regalerete il suggeritore, il direttore delle prove, gli attori maltrattati dalla fortuna, le attrici che non hanno vestiti adatti e finalmente vi si farà la grazia di rappresentarlo.

— La grazia!

— Come? ingenuo ragazzo, credete, forse, che