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CAPITOLO VII.


Dove conducono le buone azioni.


I due amici uscirono dal caffè: don Gabriele grattandosi la schiena, le mani giunte sul dorso, facendo dei visacci, come chi inghiotta qualcosa d’amaro o sia di cattivo umore; Bruto, ritto, grave, assorto. Camminarono così senza sapere dove andassero e senza parlarsi. In questo modo arrivarono al Molo.

In quel tempo la polizia non aveva ancora soppresso Rinaldo, come un nemico del trono e dell’altare, provocante alla ribellione a colpi di ottave dell’Ariosto.

Il cantastorie di Rinaldo — zio Siria — fioriva bellamente e si pavoneggiava in mezzo ad un numeroso uditorio, cui entusiasmava col racconto di Angelica; — avendo da un lato la donna che vendeva dell’acqua sulfurea e dall’altro due birichini che spacciavano quella ghiottornia di miele, che si chiama franfellicchi.

Giunti a questa latitudine, don Gabriele si voltò verso Bruto e gli disse:

— Andrete ora a raccontarmi, spero, la buona azione che vi trotta pel capo e poi il resto.