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Peppa si arricchirà? Che tutta Napoli vorrà vedere il suo sergente Sacco-e-Fuoco? che vi saranno lagrime, grida, imprecazioni e buccie d’arancio sul capo del cavalier Polidoro? È il nome che voglio dare al seduttore di Fortunella. È magnifico! bravo giovinotto, grazie, grazie! Avete l’entrata gratis al mio teatro e ai primi posti.

Bruto, stordito, comprendeva appena e credeva comprender male. Vedeva il suo povero sergente trascinato in una bufera di avventure, di pericoli, di sventure, di miserie e sentivasi venir la voglia di prendere pel collo quel piccolo diavolo di uomo e dirgli: Basta così, brigante! Non voglio che tu mi sperperi così il mio veterano. Intanto don Gabriele dimenticava le sue carote, i suoi cavoli, la sua pentola e ruminava e parlava fra sè!

— Ma scusatemi, caro mio, disse Bruto alla fine, chi siete voi che mi prendete così il mio sergente e la sua Giuseppina per farne Dio sa che cosa? vi proibisco di toccare il sergente o la va a finir male.

Don Gabriele si mise a ridere e rispose: — Calmatevi, giovinotto, io son don Gabriele. Tutta Napoli conosce don Gabriele, il direttore del teatro di Donna Peppa. Scommetto che m’avete udito al Molo nel mio teatro ambulante di burattini; che avete riso cento volte delle mie storie e delle mie arguzie e che non m’avete mai dato un centesimo. Sta bene; lasciatemi fare adesso, lasciatemi il vostro sergente e vi prometto di occuparmi a trovare le tracce della Giuseppina. Per mia sventura, ho sovente a ri-