Pagina:Petruccelli Della Gattina - Il sorbetto della regina, Milano, Treves, 1890.djvu/326

Ed escì. Ruitz la seguì.

Bruto si slanciò di un balzo di nuovo verso il letto, prese Lena nelle sue braccia, sollevò il suo capo, le tastò il polso, il cuore. La chiamò, le parlò, l’interrogò, cercò di rianimarla....

Udì allora come una chiocciolata di risa. Si volse e vide tra i battenti della porta un capo senza corpo, un capo spaventevole, dai rossi capegli stecchiti, dagli occhi verdi elettrici, dalla nera bocca fessa fino all’occipite, il capo di Ruitz.

Bruto torse lo sguardo e risollevò la testa di Lena. Quella testa ricadde sui guanciali. Un alito profumato di fior di pesca gli lambì il viso: un brivido scosse tutto il corpo della fanciulla, che s’irrigidì all’istante. Lena era morta.

Bruto fuggì.

Due ore dopo, il corpo di Lena, trasportato in una vettura di Corte, fra un prete e Ruitz, era gettato nella fossa comune del cimitero.

Di che era morta quella povera giovinetta?

— Chiedetelo al dottor Bruto, si diceva a Corte....

Ed il dottore rispondeva:

— Della rottura di un vaso nel petto.

Ma il delizioso sorbetto, ch’ella aveva bevuto, l’ho già detto, d’allora in poi si chiamò il Sorbetto della Regina.

Alcune settimane dopo, Ruitz poi moriva di un colpo d’apoplessia.

Il re fece grazia al colonnello Colini. Era così clemente re Bomba!


FINE.