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Questa bibita si chiamava allora, e si chiama ancora oggidì, acqua di amarena o amarasca. Ma, dopo l’avvenimento che raccontiamo, alla corte, nei saloni del gran mondo non fu addimandata altrimenti che il Sorbetto della Regina; ed una storia, sobillata sotto voce, commentava l’origine di questo battesimo.

La freschezza, il profumo, il brio di quella bevanda facevano voluttuosamente dilatare le narici della regina, perocchè la sua respirazione divenne forte ed a balzi. Prese un bicchiere e si diresse verso il canapè, ove Ondina cogli occhi al cielo, nuotando nelle regioni dell’amore e dei sogni, restava assorta e quasi accasciata.

— Figliuola mia, disse Sua Maestà, avrai un giorno de’ più bei diamanti. Ma porta qualche volta questo braccialetto in memoria di me. Poi rinfrescati, devi aver caldo.

E nel tempo stesso che presentava graziosamente ad Ondina il braccialetto ed il bicchiere col sorbetto, Sua Maestà prendeva sulla guantiera un bicchiere simile e della stessa bevanda, e lo vuotava con delizia e quasi d’un tratto.

Ondina la ringraziò di una voce tenera e di un dolce sorriso. Passò il braccialetto al suo polso, dopo d’averlo baciato e bevve a sua volta, tutto ad un tratto come la regina, ma non con l’istessa voluttà.... Ella aveva meno caldo.

La regina si assise di nuovo accanto alla giovane. Ruitz uscì e la conversazione sulle attrici di Parigi riprese il suo corso. Ondina raccontava con brio un pranzo a tre, allestito dagli stessi convitati, in cui Rossini preparò i famosi maccheroni, Mercadante lo stufato per