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Fu servito il thè. Poi, essendo giunta per le principesse l’ora di ritirarsi, elleno uscirono dal salone. La regina fece segno alle dame di compagnia di seguirle e restò sola con Ondina. Parlarono di Parigi. E come non vi è persona più ghiotta della vita intima delle attrici, che le duchesse, le regine e le monache, Sua Maestà, avendo messo Ondina su questo capitolo, la condusse dolcemente nella sua camera da letto, ove sedettero lato a lato sur un tête-à-tête.
La bonomia mostrata dalla regina incoraggiò e sedusse Ondina, di naturale franco ed allegro. Ora, se è vero che a Parigi ella era stata saggia, aveva altresì udite ed apprese molte storie da palco scenico e da alcova.
Ella rise e tagliò le gomene alla sua parlantina. La regina rise con lei. Lanciata su questo pendìo la conversazione approdò al colonnello e a Bruto. Ondina rinvangò allora diversi particolari della sua storia, taciuti davanti alle principesse, svelò alla regina che il colonnello era suo padre e confessò che amava Bruto.
La regina sentì un brivido e chiamò qualcuno. Venne Ruitz. Sua Maestà gli ordinò di chiudere le finestre della camera che davano sul mare.
— Ed il mio galante medico, vi ama egli, signorina? chiese Urraca, con bontà.
— Se mi ama? Noi non abbiamo mai scambiato una parola d’amore, Maestà. Non si dicono codeste cose che quando le si scoprono a bella posta, un po’ alla volta, quando le s’indovinano, quando le si comprendono, o quando scoppiano all’improvviso. Credo che noi abbiamo sempre saputo di amarci. Ciò è nato nel