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Attese.

Dormì su questa idea onde meglio maturarla. Ella premeditava l’invito, avvegnacchè Ruitz, che conosceva il desiderio di Sua Maestà, la spingesse forte a dargli corso. La regina non fece attenzione all’incoraggiamento audace di quel lacchè, e per ricordargli forse ciò ch’egli fosse, gli disse:

— Ruitz, vieni a mostrarmi i miei canarini ed a presentarmi i neonati.

Ruitz accompagnò Sua Maestà in questa ispezione e l’intrattenne a lungo sul canto di quelle creaturine susurrone. Ciò, forse, stuzzicò ancor più il desiderio reale.

Ritornando dalla visita dei canarini, Sua Maestà suggellò convulsivamente la lettera, che fu inviata all’indomani.

Il giorno indicato, a ott’ore della sera, una carrozza della Corte andò a cercare Ondina.

Fu introdotta immediatamente nell’appartamento della regina, ove questa l’attendeva già, in mezzo alle sue figlie e a due o tre dame di compagnia. La regina Urraca — quantunque spagnola — andò incontro graziosamente alla cantante e la ringraziò di essere venuta. Ondina le dimandò la grazia di baciarle la mano. Le giovini principesse la circondavano.

— Madamigella, disse la regina, abbiamo letto nei giornali e ci sono state raccontate delle cose così maravigliose della vostra voce che non abbiamo potuto resistere al desiderio di udirvi. Ho voluto procurare questo piacere anche alle mie figliuole.

— Grazie a Vostra Maestà, rispose Ondina