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compagnia, di cui il conte d’Altamura era il capo, e l’una e l’altro avevano dato del denaro a questo segugio di polizia — avendo interesse di trovare le traccie di Cecilia — il conte per riprenderla e così tirare a sè nuovamente Bruto, la principessa per farla sparire, forse, poichè ella comprendeva che Bruto l’amava.

La regina madre, supplicata da Ruitz, aveva ordinato al ministero della polizia di proseguire con energia questo affare; e gli è per questo che sua eccellenza aveva incaricato Fuina delle ricerche. Ma l’infedeltà di questo agente essendo stata constatata, lo si era punito.... Fu mandato come agente secreto per sorvegliare i proscritti napoletani a Parigi ed a Londra.

Le disgrazie del signor Ruitz frattanto non erano per anco finite. Egli non si aspettava mica al certo che la perdita di Cecilia spingerebbe Bruto alla disperazione. Pure, un po’ di commedia di dolore avrebbe lusingato la sua vanità. Ora, invece, se Bruto non si rallegrò della libertà che quella morte gli apportava, codesta morte gli dava respiro.

Nel fondo del cuore, Bruto era sempre perseguitato dall’imagine di quella donna che aveva realizzato per lui il supplizio di Tantalo. Ma il solletico delle pupille voluttuose si calmava d’ora in ora. Ed una rivelazione di don Gabriele accelerava il ritorno della sua tranquillità.

Don Gabriele gli mostrò le lettere che Ondina gli aveva scritte da Parigi, tutte piene di amore e di progetti d’idilli.