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stelle della notte la videro gironzare sul cassero. L’alba vaporosa la sorprese vicino al pilota marsigliese, il quale contava in provenzale il numero dei nodi che restavano ancora a correre.

L’aurora la trovò ancora solo a sola col capitano il quale le precisava l’ora dell’arrivo.

— Non saprei però predirvi, signorina, aggiungeva il capitano a che ora poserete i vostri piedini sul sudicio lastrico della città, perocchè occorrono ancora lunghe storie avanti di ottenere la libera pratica della polizia.

— Polizia! polizia! esclamò Ondina un po’ imbronciata; voi non vedete che polizia a Napoli, capitano?

— Gli è che non v’è altro nel vostro bel paese. Tutti ne fanno parte, o ne sono vittime. Ah! c’è pure la buonamano! Polizia e buonamano! Ecco Napoli.

Il capitano aveva ragione. Ed ecco perchè, quando i Borboni sono caduti, sotto il soffio di Garibaldi accompagnato da sei persone, ecco perchè non un braccio si alzò per difenderli, non una voce disinteressata per compiangerli.

Questo capitano essendo stato segnalato come uno degli eroi delle barricate di luglio, la polizia napolitana gli faceva subire ogni specie di miserie per determinarlo a rinunziare ai suoi viaggi a Napoli. Ma il capitano aveva le sue ragioni per venirvi; egli era l’agente del comitato europeo.

In fine, eccoli a Napoli. Il capitano scende colla lista dei viaggiatori ed i passaporti e si reca all’uffizio della polizia.