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le donne. La condotta di Bruto era giudicata in varie maniere dalla borghesia. Il processo del colonnello eccitava le classi elevate, gli uomini politici, il corpo diplomatico e la Corte.

Il movimento raddoppiava.

La compassione o il disprezzo per Cecilia, la simpatia o l’avversione per Bruto si svaporavano in epigrammi o in declamazioni. La discussione sull’affare del colonnello sollevava le passioni di partito e delle amare riflessioni sulla situazione del paese. Le sventure di Bruto aumentavano l’interesse pel colonnello, suo ospite ed amico.

Si temè per un momento che il brevetto di medico in secondo della regina madre fosse ritirato a Bruto. Le indiscrezioni calcolate del ministro di Francia a Napoli istruivano il pubblico dei passi che facevano a Parigi Donizetti, Ondina e il principe di Joinville. E si seppe che il generale Sebastiani, ministro degli affari esteri di Luigi Filippo, conosceva personalmente il colonnello barone Colini, che l’aveva avuto sotto i suoi ordini. Tutte queste rivelazioni stordivano, elettrizzavano, esaltavano la città e la Corte.

Il processo del colonnello prendeva l’aspetto di una questione internazionale. Ogni dispaccio, che l’ambasciatore del re a Parigi inviava (ed e’ piovevano), produceva nella Corte di Napoli dei parossismi di rabbia male celata, che infiammava il partito realista ed allarmava una parte del corpo diplomatico. La Corte di Napoli considerava i buoni uffici della Francia, in favore dei suoi vecchi soldati, come un’intrusione