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CAPITOLO III.


Don Noè.


Nel secolo scorso la botanica sociale produceva una pianta, il cui seme sarebbe interamente perduto, se non lo si ritrovasse nelle tradizioni della commedia — lo zio d’America.

Oggi, gli zii lasciano piuttosto debiti che eredità; danno più facilmente ai loro nipoti dei consigli che del danaro; fumano sigari di costoro, fanno la corte alle loro amanti, s’insediano alla loro tavola ed attingono nella loro borsa. Se però è avaro, uno zio scapolo è ancora una incognita, che arride nell’avvenire, una probabilità fortunata, uno sguardo d’amore del destino; e molti falli della gioventù si accomodano, molti progetti spuntano fuori al raggio di questa fortuna che brilla in lontananza.

Don Noè, zio di Bruto, rassomigliava un po’ a tutti gli zii. Era venuto a Napoli quasi bambino, con un’arpa sulla schiena, mendicando sotto pretesto di musica. Messo insieme un po’ di scudi, ritornò al paese per darsi al commercio dei formaggi. Dio favorì la sua ambi-