Pagina:Petruccelli Della Gattina - Il sorbetto della regina, Milano, Treves, 1890.djvu/282

“La fucilata fu terribile e durò tutta la notte. Ebbimo il nostro Waterloo. Quelli che sopravvissero al disastro si dispersero.

— Dio buono, sè v’è della gente disgraziata! sclamò la bella danzatrice del conte.

“Ben disgraziata! riprese il conte. Imperocchè che vita mai è quella del brigante! I suoi possedimenti sono illimitati. I suoi diritti sono completi e senza restrizioni. La sua religione non ha liturgia. Egli non riconosce questa oltracotanza sociale, che si chiama il tuo ed il mio. Viver libero in mezzo ad una natura libera e potente, la vôlta del cielo per palazzo, i fiori e le brughiere della foresta per tappeto! La prima donna che incontra è sua. I suoi amori sono febbre e rabbia: le sue orgie drammi che finiscono sempre coll’emozione possente dell’assassinio. È poi, sopratutto, il certaminis gaudia di Claudiano.... Bisognò rinunziare a tutto ciò.

— Povero signore! sclamò una vecchia.

“Cangiai di vestiti, continuò il conte, e, travestito, passai nella Basilicata, provincia limitrofa. Avevo imparato il disegno. Ma non ero che un dilettante e non facevo quel mestiere che per gusto della scienza geologica e mineralogica.... Le mie risorse principiavano a venir meno. Bisognò provvedere. Apersi una fabbrica di vescovi, poichè io facevo vedere le lettere che mi scriveva mio zio, prelato della Congregazione dei vescovi, ecc., quegli appunto che manipolava questa bisogna sotto Gregorio XVI.

— Ed era vero?

“Sì. Solamente ciò proveniva dal bagno di Civitavecchia ed il venerabile autore della let-