Pagina:Petruccelli Della Gattina - Il sorbetto della regina, Milano, Treves, 1890.djvu/28

fondiaria ed osservato che la nostra casa non occupa nessuna pagina di quel libro d’oro; avendo rovistato nella nostra cassa e non avendovi che 150 ducati, sola riserva della mia vecchiaia e di quella di codesta devota strega di tua madre; udito il parere del maestro di scuola, dell’arciprete, del notaio, della levatrice, del pizzicagnolo nostro vicino e di compar Gregorio, il fornaio... abbiamo risoluto di decretare, e decretiamo quanto segue: 1.° Che tu, signor Bruto, debba studiar la medicina; 2.° Che partirai per Napoli ed andrai presso di tuo zio, sempre affettuosissimo nella sottoscrizione delle sue lettere; 3.° Che questa partenza avrà luogo fra otto giorni, signor Bruto, e che tu, vecchia bigotta di Egidia, non farai nessuna osservazione.

— Partirà fra otto giorni, signor Bruto, e la vecchia bigotta di Egidia non fiaterà motto, rispose l’imperturbabile giovanotto, parodiando la voce ed i gesti di suo padre e pulendosi il naso col rovescio della mano.

La moglie in fatto non aprì bocca. Soltanto la sua respirazione si arrestò, la sua faccia paffuta e rossa impallidì, le si gonfiarono gli occhi e ne colò una lagrima, poi un’altra, poi un torrente e finalmente diede in singhiozzi ed ebbe tremito in tutte le membra. Si gettò al collo dell’impassibile suo figlio e lo coprì di lagrime e di baci.

Bruto lasciò fare, tenendo gli occhi fissi sopra il degno barbiere, che considerava anch’egli, ironico e commosso ad un tempo, l’eccesso d’amore di quella povera madre. Alla fine