Pagina:Petruccelli Della Gattina - Il sorbetto della regina, Milano, Treves, 1890.djvu/277

per ragione che non aveva già di troppo della persona intera, quantunque lo si chiamasse Crescenzio. La sua ostinazione fu fatale. La cancrena si dichiarò. Otto giorni dopo era morto.

Requiescat! gridò l’assemblea.

L’ex-cameriere soggiunse:

— Un brindisi alla sua entrata in paradiso.

Si fe’ ragione alla pia proposizione. Ed il conte riprese il suo racconto.

“Il notaio mi aveva trattato sempre da amico. Avanti di morire, volle provarmi che lo era realmente, proponendomi la direzione di quella casa di commercio, cui egli addimandava il suo studio. Mi credetti allora in debito di chiedergli dei ragguagli più precisi. Seppi quindi, ciò che, del resto, io aveva presso a poco indovinato, che il notaro rappresentava una società, la quale aveva intrapresa l’opera umanitaria di livellare le ricchezze e faceva di tanto in tanto sparire i dissidenti che nuocevano sia ai membri, sia agli interessi della filantropica associazione.

— Birbi, per dio, brontolò il carceriere in capo.

“Avendo preso esatta cognizione dello scopo, dei mezzi, del personale della società, io cominciai a darle un’ordinanza più amministrativa. Portai a ventisei il numero degli amministratori e dei consiglieri, aggiungendovi gli aspiranti, ed i soprannumerari e formai così un insieme di sessanta giustizieri. Poi intavolai delle trattative all’estero, onde stipulare dei trattati di libero commercio e con i cittadini indipendenti delle foreste della Sila, in Calabria,