Pagina:Petruccelli Della Gattina - Il sorbetto della regina, Milano, Treves, 1890.djvu/24

schio di vedersi tagliata la pelle della faccia, mastro Zungo principiò:

— Dovete dunque sapere, signor sergente, che....

— Olà, mastro scortica del diavolo, vociò il veterano respingendo il barbiere con un pugno nello stomaco, cos’è codesto? mi fai la barba con una sega stamane?

— Cosa dite mai, signor sergente? come siete collerico! rispose il barbiere prendendo fiato. Gli è un vero inglese.... Oh che bestiaccia che sono! Mille scuse, signor sergente, ero distratto. Ho confuso il vostro rasoio con quello che adopero pei vescicanti dei cavalli.... L’è quella figlia di una botte, Egidia, che me lo ha cacciato nella borsa. Ma guardate, questo qui è il vostro. Non sbaglio più, è questo, è proprio il vostro rasoio.

— Andiamo avanti, udiamo le belle notizie che mi racconti questa mattina. Ma non ismarrirti per via, sai. Parla alla militare: “Soldati, quaranta secoli vi contemplano dall’alto di queste piramidi,„ e pif, paf, in meno tempo che una pentola mette a bollire, una battaglia era guadagnata, un regno conquistato. Oh giganti! giganti! esclamò il veterano con voce commossa. Ossa e Pelio, senza l’Olimpo.

— Sarete obbedito, signor sergente. Ho deciso, dunque, che mio figlio divenga il più bel medico della provincia.

— Cosa dici?

— Sì, signore, il primo medico della Basilicata.

— Ah! ah! ah!