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— To’! avrei giurato che foste romana, milady, osservò il sindaco. Quella statura.... e poi parlate il napoletano a perfezione... Fareste arrossire mio nipote, che studia da sette anni il latino e l’italiano al seminario. E’ dice che io sono un imbecille: e gli altri lo ripetono. E bisogna che ci sia qualcosa di così, poichè son tutti del medesimo parere. Malgrado ciò, senza matematiche e senza lingua italiana, ho raggruzzolato una fortuna di 30,000 ducati. Ora, ella mi capisce, monsignore?

— Parola per parola.

— Anche l’intendente mi capisce, quantunque non faccia mai quello che io gli dico, e senza che io sia obbligato a fare ciò che egli ordina. Ma chi comanda è sempre a tre quarti sordo; la è vecchia. Non è vero, monsignore?

— Voi avete delle opinioni democratiche, signor sindaco, fate attenzione.

— Ah! ah! non sente nessun moto nel suo ventre, monsignore? Col permesso delle loro signorie.... se posso esser utile in qualche cosa.... Don Michele Cupola, sindaco d’Aratusa.... Vengano ad Aratusa.... Col loro permesso.

Lena e don Gabriele andarono a passeggiare nel giardino; ma vi erano a percorrere tante giravolte, montando e discendendo, che Lena s’appigliò al partito di sedere sulla terrazza, vicino ad un arciprete che recitava le sue ore.

Ad te, Domine, clamavi.... Che caldo, signora! Non ho mai sudato tanto in vita mia, neppure quando concorsi per essere arciprete. Un concorso famoso, signora.... Monsignore ne restò stupito.... Ad te, Domine clamavi.... Come