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Tutta Napoli parlava di questo avvenimento, esagerandolo od estraendone i numeri al lotto. Il re ne fu istrutto. Suo fratello don Antonio, principe di Caserta lo seppe anch’egli. Ora, questo principe amava il marchese di Diano, di cui divideva i gusti, il carattere e il genere di avventure. Sapendo che costui era sul punto di essere arrestato, don Antonio gli aveva mandato il suo cavaliere d’onore, il quale sguizzò il ferito in una vettura colla livrea del principe e lo condusse via.

Una lettera del marchese a Lena, ed un’altra a Bruto, svelò loro il sito ove il marchese si nascondeva. E’ li chiamava presso il suo letto per ragioni diverse; l’amante per alleviare, il medico per guarire la ferita. Il marchese non sapeva nulla di Bruto, dei suoi affari, delle sue relazioni. L’aveva visto ed aveva inteso parlare di lui, per la prima volta, al letto dell’ospitale de’ Pellegrini.

Questa spiegazione era necessaria, per ciò che segue.

Il marchese era, dunque, in una casa di campagna — parco di dissolutezze — del principe di Caserta, a Quisisana, vicino a Castellamare. Che la polizia osi, dunque, di andarlo a cercare in quella amabile fortezza!

Lena non disse nulla a Bruto della lettera del marchese, come questi non parlò della sua a Lena.

Questa lettera era per lui un secreto di professione.

Prima di recarsi al ritrovo, assegnatole dal marchese, Lena volle parlarne a don Gabriele, il