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marchese lo insegue; lo raggiunge in piazza dei Fiorentini, sotto un lampione, si fa cerchio, si obbliga il sergente a battersi e quello orrendo monco....

— Taci, taci, gridò Bruto, non dire una parola di più contro quell’uomo.

— Lo ripeto, quell’orrido....

— Taci, Lena, tu offendi Dio. Sai tu chi è quel sergente, quell’uomo che insulti?

— Un mal accorto, ad ogni modo, disse Lena ridendo, poichè poteva uccidere il marchese e l’ha risparmiato?

— Quel sergente è il colonnello Colini, amico mio, barone dell’impero. È commendator della Legion d’onore. Napoleone lo nominò conte e generale sul campo di battaglia a Waterloo, ove il colonnello ebbe una gamba portata via da una palla di cannone! Ora, mentre egli languiva in un ospedale del Belgio, il duca di Berry lo qualificava avventuriere italiano e rinviava a Napoli il colonnello mutilato. Ed ora sai tu chi è questo colonnello?

— Poco m’importa. In ogni caso non è mica di lui che tu devi parlarmi. Vieni alle rivelazioni che m’hai promesse.

— Ah! le conoscerai queste rivelazioni; sì, Lena, ti dirò tutto. Poichè questo povero colonnello di Napoleone, cui i Borboni di Napoli non hanno voluto riconoscere che come un sergente del loro general Mack, questo povero barone, di ritorno a Napoli, uscito di prigione, rinviato nel suo villaggio in Basilicata, è alla ricerca, dal 1815 in poi, della disgraziata donna che aveva amata. Comprendi? Dal 1815, senza posa,