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E, dicendo queste parole, uscì per correre dietro al colonnello.

Il principe di Joinville, che scendeva dall’istessa scala, e carrozze ed i curiosi che si avvicinavano ritardarono l’inseguimento del marchese e gli fecero perder di vista l’uomo ch’ei cercava. Quando il seguito del principe fu disperso, il marchese, restato dinanzi alla porta del teatro, si dimandava da che parte fosse sfumato il suo eroe del cavallo Troiano. Interrogò la sentinella della porta.

— Caporale, avresti tu viso da che parte se l’è svignata un invalido dalla gamba di legno e con un braccio nei suoi stivali?

— Ho veduto passare qualche cosa ad un dipresso simile. S’è diretto verso il largo del Castello.

Il marchese trotta. Sbocca sulla piazza, ove danno sette od otto strade. Quale d’esse aveva presa il sergente? Egli ed i suoi amici percorrono coi loro sguardi la piazza. Finalmente uno d’essi sclama:

— Se non m’inganno, mi pare di vedere sotto i lampioni del palazzo delle Finanze qualche cosa che somiglia al tuo sergente.

Si lanciano tutti da quella parte. Ma, all’entrata della via dei Guantai l’imbarazzo, si rinnova. Un labirinto di straducole. Corrono, interrogano, si separano alla fine dandosi la posta in piazza dei Fiorentini; dieci minuti dopo s’incontrano.

— Sangue e polvere! grida il marchese! eccolo!

Il colonnello passava, infatti, sotto l’arco di