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disse il marchese, fissando lo sguardo sulla gamba di legno.

Il colonnello si aggomitolò più strettamente ancora per lasciar passare gli amici del marchese, senza aprir bocca.

— Mi sembri offeso, veterano, riprese il marchese. Io non te ne voglio, sai. Dammi la tua mano, ecco la mia.

E tese la mano verso il braccio monco del colonnello. Questi si tacque ancora e nulla smentì la calma del suo viso.

— Ah! scusi, il mio alabardiere, insistette il marchese, contrariato dal silenzio, pieno di sprezzo del colonnello. Ove hai tu perduto i tuoi mazzapicchi, cucinando il rancio dell’esercito e nell’esplosione di qualche petardo indisciplinato alla festa del Corpus Domini dei re Corsi?

— Signore, io amo la musica, vogliate, vi prego, permettermi di ascoltarla. Si alza il sipario.

— Il mio guerriero ama la musica, disse il marchese volgendosi agli amici; c’è forse del cannone in quest’opera?

Gli amici del marchese scoppiarono in risate; il colonnello taceva sempre. Questa gratuita e volgare insolenza di un uomo, cui egli non conosceva, al quale non aveva dato nessun motivo per insultarlo, parve al colonnello una cosa disprezzabile, indegna di lui, oppure una provocazione della polizia.

Cominciò l’opera. Ondina, l’esordiente, comparve. La sala gittò un’esclamazione di compiacenza, vedendo una così vaga fanciulla. Il marchese ed i suoi amici proruppero in ap-