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la sua carriera migliorava. La sua fortuna gli pareva una catena pesante a trascinare.
Il colonnello non lo capiva, ma non osava provocare delle spiegazioni, che non erano incoraggiate dal suo antico allievo.
Si diceva, però, a sè stesso:
“Spasimi d’amore, impossibile!...„
Una sera gli chiese:
— Bruto, vieni al San Carlo?
— Non posso questa sera, sono di guardia all’ospitale dei Pellegrini, dove il servizio di notte è più necessario.
— È peccato. Si dà la Linda di Donizetti, ti piace tanto.
— È peccato, veramente, replicò Bruto.
— Il male non è forse poi tanto grande, al postutto, soggiunse il colonnello. Non è la Frezzolini che canta, ma una esordiente. Il principe di Joinville, ch’è qui, ha espresso a Donizetti il desiderio di udire la Linda, per farla poi rappresentare al teatro Italiano di Parigi nel prossimo inverno. Il principe sarà nella loggia reale.
— Col re e le due regine? domandò Bruto.
— Non credo. Il re e le regine fanno non so che novena.
— Deploro di non poter venir teco, replicò Bruto, ma noi posso davvero. Tu mi racconterai come è andata la cosa, perocchè, nelle mie visite medicali del gran mondo, sono obbligato a parlare di musica, di passi a due, di sport e di turf, di romanzi e di drammi, tanto quanto dell’ipecacuana e dell’olio di ricino.
— Ecco cosa vuol dire esser medico dandy e alla moda!