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— E per questo, pure, occorrerebbe che il marito continuasse a vivere a casa sua, per qualche tempo.

— Questa non l’accetterei forse, se io fossi al posto del fidanzato che state fabbricando per la signorina.

— Sì, sì, avreste ragione, forse, se ciò fosse senza compenso. Ma io sono un uomo giusto. Non imporrei mai dei sacrifizii indiscreti, senza offrirne l’equivalente.

— Come l’equivalente! L’equivalente di una bella donna, che si sa che è vostra moglie e che bisogna adorare da lontano.... Ma allora....

— Dottore, voi siete ingenuo. Ignorate certi usi del gran mondo. Voi non comprendereste, forse, che vi possa essere un matrimonio in scrittura doppia.

— Voi parlate turco per me. Non conosco che gli usi della mia provincia, dove il marito prende la moglie in casa sua, perchè vi faccia tutto e fa lui stesso, l’imbecille, i suoi bimbi.

— Siete poco inciviliti e dovete avere sulla coscienza tutte le disgrazie che vengono dal proletariato. Ma supponete ch’io dica a mio genero — comprendete che è un’ipotesi — vi interdico certi diritti durante un certo tempo, cioè fino a che vostra moglie non vi avrà completamente aggradito. Vi prego di non condurla a casa vostra e vi scongiuro di non vivere in casa mia, perchè ciò si potrebbe sapere e potrebbe cagionare delle gelosie che porterebbero la mia rovina. Vi prego di non propagare la notizia di questo matrimonio, perchè potrebbe far chiasso, e ferire certe persone che hanno