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tore fortunato che la sposerà; forse un posto di medico o di chirurgo in qualche ospitale, il favore a corte e la mia protezione.

— Tutto ciò è molto bello, disse Bruto. Ma sposa forse un medico vostra figlia?

— C’è qualche cosa di simile sul tappeto, se quel medico ha buon naso e lo spirito abbastanza spregiudicato per passar oltre a certi inconvenienti e accettar gli altri doveri della sua posizione.

— Tutto questo sta nella dote della signora Cecilia, signor conte?

— Indispensabilmente.

— Suppongo che quel medico ha accettato!

— Non so, perchè non glie l’ho ancora domandato. È cosa del resto che esige riflessione. È un giovane di ventiquattr’anni, povero, senza appoggi, di una educazione incompleta, provinciale....

— Precisamente, come me.

— Sì, precisamente, colle stesse sucettibilità, gli stessi pudori, forse, lo stesso riserbo e che conosce quello che voi conoscete sulle condizioni in cui si trova la mia povera figlia.... Cosa credete che risponderà il vostro collega, dottore, quando gli farò comprendere che potrei accordargli la mano di Cecilia?

— Noi so veramente. Credo che vorrà conoscere tutto quello che si esige da lui per prezzo di un tal favore. Poichè io penso che non è per nulla che si offrono tutti questi vantaggi a questo uomo imperfetto, a meno che, fra i difetti della sua educazione, non abbia anche quello di sedurre le ragazze a sua insaputa.