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— Se non si trattasse che di te, continuò il conte pssseggiando su e giù, passi ancora; avresti aggiunto una scimmia ai tuoi pappagalli. Ma tu fai la caccia sul mio terreno.... Alto là!
— Non vi comprendo punto, padre mio.
— Mi comprenderai. Sai tu chi paga tutto questo lusso che ti circonda?
— Ma la vostra carica alla corte, i canarini della regina, io credo, rispose Cecilia.
— Precisamente i canarini. Come m’hai tu sedotto il mio marchese, eh? Perchè quest’opera non può venire che da lui, se non m’inganno.
Cecilia tacque; ma dei singhiozzi amorosi tradivano il suo silenzio.
— Quante volte mi è venuta la voglia di ucciderlo quella canaglia, esclamò Ruitz. Ne valeva la pena! L’avrei conservato imbalsamato. Dovrò ricominciar da capo ora.
— Mai più, disse Cecila sollevandosi a mezzo sui guanciali.
— Mai più che cosa? rispose il conte, facendo una contorsione che avrebbe voluto essere un sorriso. Credi forse che io vada a preparartelo di nuovo, per presentartelo tutto pentito? È sparito il tuo marchese.
— Dio mio! perchè, dunque, non mi lasciaste morire? disse Cecilia disperata.
— Perchè? perchè ho bisogno di te, perdio! Credi tu che ti avrei aiutata a divenire grande e grossa perchè tu ti prenda il divertimento di frangere i miei arnesi? Credi, forse, che, dopo aver fatta questa bella scappata, non abbia più