Pagina:Petruccelli Della Gattina - Il sorbetto della regina, Milano, Treves, 1890.djvu/174


— 166 —

Ella non ne comprendeva la ragione; ma il conte ne aveva forse una segreta.

Egli credeva, infatti, che Cecilia non fosse sua figlia e aveva avuto il coraggio di farne rimprovero a sua moglie. Ma l’ex-cozinera de la reyna, l’ex-cunadora y fanadora dei principi reali, l’-examidonadora de lo cuerpo de la reyna si era limitata a rispondere:

— Osservate la sua testa.

Cecilia, come abbiamo detto, aveva i capelli rossi come mastro Ruitz.

Egli è vero che mastro Ruitz non era il solo, che avesse il capo adornato di quel colore fra il circolo che stava intorno alla regina Carolina; ma non era una buona ragione per sospettare di una donna che dava tale spiegazione al momento di morire. Mastro Ruitz, però, tenne i suoi sospetti e non potè mai guarirne completamente.

L’ex-groom era brutto. Aggiungeva ai suoi capelli rossi degli occhi verdastri; una pelle della bianchezza della calce, sparsa di macchie grigie e butterata ad intervalli; dei denti gialli, spaziati come i merli di una torre; il naso corto che si ribellava contro labbra grosse e azzurrastre.

La statura era piccola. Il corpo meschino alle estremità, grosso nel mezzo; — lasciamo gli altri particolari che ne completano il quadro.

Lisa era partita; il conte passeggiò nella stanza, le mani incrociate dietro il dorso, distratto, canterellando. Una lampada, sotto un globo d’alabastro, rischiarava dolcemente la stanza e addolciva tutti i contorni. Il viso di Cecilia appena