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— Ma quel medico che cosa vuol dire? Siete forse ammalato?
— No, signora, è mia figlia.
— Ah! quel dottore ha una fisonomia interessante, farà carriera.
— Lo credo, signora, tanto più ch’egli è altrettanto dotto, quanto è discreto e delicato.
— Fate ben curare vostra figlia, Ruitz, pagherò io le visite del suo medico.
— Quanta bontà, signora, disse il conte salutando di nuovo fino a terra.
— Andate.
Il conte uscì. Prese Bruto per la mano e gli disse:
— Venite.
Arrivato all’appartamento di Cecilia, il conte chiamò Lisa.
— Annunzia alla tua padrona che il dottor Bruto ed io le chiediamo se può riceverci. Sono io che conduco il dottore. Intendi, Lisa?
— Perfettamente, signor conte.
Due minuti dopo, il conte ed il medico erano ricevuti: Cecilia era a letto. Aveva la febbre. Il conte aveva preceduto Bruto, che restò ritto ai piedi del letto, salutando molto freddamente e senza aprir bocca. Finalmente la ragazza parlò al dottore della sua malattia; avanzò il braccio per farsi tastare il polso e si lamentò. Bruto, serio, rispondendo per monosillabi, disse che l’infiammazione si sviluppava, che le pareva urgente di combatterla e scrisse una ricetta.
— Venite a vederla questa sera, disse il conte.