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CAPITOLO II.


Il sergente Sacco-e-Fuoco.


Questo personaggio era figlio d’un povero avvocato del paese.

Il padre l’aveva avviato a scuola da un ex-gesuita ritornato in famiglia dopo l’abolizione del suo convento; — quest’uomo, pieno di probità — quantunque, o perchè gesuita — gli aveva insegnato tutto quello che si insegnava nelle scuole del suo ordine.

Il giovane sapeva correntemente il latino, il greco, il Decolonia; fabbricava delle odi saffiche e pindariche in onore di san Luigi Gonzaga e del cuore di Maria, balbettava il francese. Il R. Padre si era trovato in un convento di Francia, quando il suo ordine cadde sotto le leggi rivoluzionarie — e l’allievo si dimenava a meraviglia in mezzo ai Darii, ai Baralipton, e conosceva le finezze dei Barbara celarent ferio del Caraco, del Fessino e Frisisso morum.

E si venga poi a dire che i RR. PP. non insegnano nulla d’utile.

Pietro Colini — ora il sergente Sacco-e-Fuoco