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la finestra; la giornata era magnifica, le farfalle svolazzavano sopra i fiori, dorati dal sole, sotto un cielo limpidissimo: e.... ad un tratto udì il rumore di una carrozza.

— In questa Tebaide?

— Sì, signor marchese.

— E chi può essere la creatura perduta in queste latitudini?

— Il signor marchese può guardare.

E il signor marchese guardò.

La vettura si fermò dietro al muro del giardino, proprio in faccia a lui. Egli non poteva vedere perchè il muro era troppo alto, ma poteva udire.

— Che fortuna, marchese! Ecco che cosa vuol dire levarsi di buon’ora!

Ed il signor marchese da quel giorno si alzò ad un’ora e mezzo; e fece bene. — Perchè? perchè.... lo vedrete.

Stette attento e vide aprirsi una porticina nascosta fra l’edera; una donna profondamente velata passò per quell’apertura, chiuse la porta, attraversò l’angolo del giardino, che era protetto dai raggi del sole da un fitto pergolato, ascese la scala a chiocciola, che metteva in immediata comunicazione il giardino e l’appartamento del conte Ruitz de Llamanda, e penetrò nell’appartamento di questo degno gentiluomo.

— Gran Dio! sclamò il marchese. Quel brutto pulcinella, imbacuccato in capelli da spiga da grano turco, si regalerebbe ancora buone fortune!

— Scusi, signor marchese, ella s’inganna, e