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de Llamanda, il suo portatore di torce ufficiale ad Aranjuez. Ora, Jacob Luitz, avendo una religiosa venerazione per la parola regale, considerò come bell’e realizzata la velleità augusta della regina e, senza aspettare le pergamene, si creò da sè stesso conte e barone.

E, poichè siamo in vena di svelare i segreti di questo grande personaggio, aggiungeremo che mastro Jacob non era altro, ahimè! che un embrione di groom del general Mach, quando l’imperatore Leopoldo inviò questo terribile soldato alla regina Carolina onde sbarazzarla delle petulanze della Repubblica francese. Dopo la partenza di quel guerriero, carico degli allori ben conosciuti, il piccolo Jacob restò a Napoli ed ottenne dalla regina Carolina la grazia di essere impiegato fra i criador y cuidador de lebreles del re, uffizio che consisteva presso a poco nel battere i cespugli alla caccia per farne uscire le lepri.

Ma il re Ferdinando, avendolo un giorno preso in isbaglio per una lepre e regalatagli una carica di pallini nella coscia, lo nominò per compensarlo manteguero a Capodimonte. A Capodimonte, Luitz batteva un burro così squisito, che la regina Urraca, avendolo assaggiato, volle conoscere l’artista; e l’artista essendole piaciuto al pari del burro, ella l’aveva alzato al grado di barauderos, dandogli l’incarico di accudire i canarini.

Jacob Luitz aveva sposato in Sicilia, ove aveva seguito la corte al tempo di Murat, una piccola siciliana, svelta ed accorta, che era cozinera della reyna Carolina. E siccome alla