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nedizioni e mille promesse. Don Gaudioso non si stancava tuttavia di predirgli un brillante avvenire, e perfino la carrozza.

Bruto passava i suoi momenti di ozio nella farmacia del suo compatriota, aspettando.... chi lo sa! il cholèra, forse, non per cattiveria od avidità, ma per amore della scienza.

Bruto era artista.

Non andava mai di sera alla farmacia quando vi si riuniva la solita compagnia in becco-al-vento. Il notaio, il vecchio impiegato, il possidente, il tenente della guardia urbana del battaglione del quartiere, il cavaliere don Martino, che arrivava dalla provincia, don Luciano, che scriveva le sciarade dell'Omnibus, il vecchio scapolo, che girandolava tutto il giorno per la città.... tutta questa gente andava a fare un paio di orette di conversazione alla farmacia, ciascuno portando il suo contingente di ciarle; conoscendosi tutti e tutti pieni di creanza e di attenzioni reciproche.

Quantunque ci fosse stato a guadagnare, trovandosi in contatto di una compagnia così variata, Bruto non andava alla farmacia che di mattino, fra le dieci ed il mezzogiorno. A quell’ora il lavoro era sempre pressochè terminato ed egli poteva conversare col suo compatriota. Poi, un po’ prima del mezzogiorno, il colonnello veniva a prenderlo e rientravano insieme al tocco pel desinare.

Da due giorni, Bruto vedeva arrivare alla bottega una giovane cameriera, dagli occhi agli agguati, la taglia alla grazia di Dio, il nasino in aria. Quando entrava, era una rivoluzione.