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non vada in collera, se abbiamo penetrato nei suoi segretucci. Non è colpa nostra. Egli ci ha autorizzato a far delle ricerche e quella chiacchierona di polizia....

— Ma allora, e lei....

— Ahimè! abbiamo perduto i nostri passi ed il nostro tempo.

Il colonnello sedette. Era stanco, del resto, e rimase silenzioso.

L’accoglimento che riceveva lo commosse.

La settimana di miele fu bella per tutti. Una sera Bruto gli disse:

— Colonnello, m’hanno regalato due biglietti pel teatro, volete venirci?

— Me ne importa poco veramente; ma se ciò ti fa piacere, ragazzo....

— Grande.

— Andiamoci allora.

— Ma voi, forse, non amate la prosa!

— Non amo mica meglio i versi; ci vengo solo per te!

Alle nove — è l’ora del teatro a Napoli — si trovarono seduti su due sedie del teatro dei Fiorentini. Quella sera si dava un nuovo dramma: Il fabbricatore di violini di Cremona, graziosa produzione, che s’aggira sulla manìa del fabbricatore geloso della voce umana e sopratutto del canto della donna; poi sulla maniera con cui se ne vendica una cantante di Milano, che gli fa prendere come allievo un giovane compositore di musica suo amante, il quale fa della figlia del fabbricante una grande cantatrice, e gliela rapisce onde farla esordire sul teatro di Milano nell’Achille in Sciro di Paisiello.