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un partito preso con premeditazione. E’ non era certamente il mobilio di una camera da letto da scapolo.

Nè ciò era tutto. Bruto aveva fatto porre un tappeto; aveva comperato una toilette di marmo con delle porcellane inglesi ed una quantità di boccette di Boemia, delle pomate, degli olii, del cold-cream! Dio buono! perfino del cold-cream! e della cipria! In breve, ciò dette da pensare perfino a don Gabriele.

Non c’era, però, più verso di dubitare; uno scialle, delle gonne, un mantello, dei braccialetti, degli orecchini, uno scheggiale in oro arrivarono alla fine. Or certo tutto codesto non poteva capitar lì all’indirizzo di Tartaruga.

Questa povera vecchia non osava domandare una spiegazione; don Gabriele se lo permise.

— È una commissione per un signore di Moliterno che si ammoglia e che mi ha incaricato di queste compere, rispose Bruto.

Questa risposta non soddisfece punto don Gabriele, ma egli ebbe l’aria di contentarsene, sapendo che, quando la cosa verrebbe ad una conclusione, il primo consultato sarebbe lui e che allora potrebbe dire la sua opinione. Soltanto vedeva con dispiacere che i tremila ducati di don Noè toccavano il fondo. Ora don Gabriele avrebbe voluto economizzare per Bruto almeno di che vivere un anno o due, onde aspettare tranquillamente i clienti.

Dieci giorni dopo che Bruto s’era stabilito nel suo nuovo appartamento, arrivò il colonnello.

Don Gabriele e Bruto s’erano concertati di nascondergli ciò che sapevano di Giuseppina e