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deve esser ricco in camicie. E’ non ha altrettante pipe nell’anno! Io, in tre anni, non ho avuto che due camicie.

— Vedo e riconosco che non fai grandi sfoggi di biancheria! Il fatto sta, vecchia, che l’anno scorso ho portato le sei camicie del mio sergente ad una femmina della tua risma. Credo anzi che fosse un po’ meglio di te; aveva delle calze di seta. È vero che le venivano da un canonico, poichè eran rosse; ma aveva anche sul capo un fazzoletto color arancio, che doveva venire dall’istessa fonte. Per finirla, promise di cucire le mie camicie e mi disse d’andar a prenderle otto giorni dopo.

— Indovino la tua storia, caporale. Quella mariuola ha mangiate le camicie.

— No, le ha bevute; ma ciò le portò fortuna. Giuocò al lotto la gherminella che aveva fatto al mio sergente: le camicie, 37, il sergente, 61, lo scherzo — derubare un povero invalido lo riteneva uno scherzo — 84. E 84, 37, 61 uscirono tutti e tre. Guadagnò 48 ducati, cambiò casa ed il mio sergente restò l’anno scorso senza le camicie.

— Povero uomo! esclamò la donna.

— Di maniera che la mia buona signora voleva far cucire quelle di quest’anno da una persona sicura e ne ha chiesto al parroco, che le diede l’indirizzo di Serafina Minutolo. Dove sta questa Serafina, zi-zi-a?

— Non la conosco, caporale.

— Il mio povero Sacco-e-Fuoco non ha fortuna.

— Chi è codesto? abbiamo ancora un Sacco-e-Fuoco al presente?