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Bruto, disse Tartaruga, e lasciarmi un cantuccio nella cucina. Avete bisogno di qualcuno che vi serva.
Bruto, commosso, non rispose. Don Gabriele, invece, brontolò:
— Lascia che ti abbracci, vecchia mia. Se non mi avessi tanti imbarazzi in casa, ti sposerei.
Tartaruga andò a cercare le scarpe di Bruto e si mise a lustrarle.
— Dove mai il buon Dio va a nascondere dei cuori d’oro! mormorò Bruto fra sè.
— Ma! rispose don Gabriele sorridendo, là dove annicchia le sue perle: in un’ostrica.
— Oh! non sempre, rispose Bruto, guardando di nuovo involontariamente alla finestra.
Don Gabriele si alzò.
— A domani, disse egli.
— A domani, rispose Bruto. Pranzeremo qui avanti di abbandonare questa stanza.
Che sarebbe divenuto Bruto, se avesse continuato a vegetare col dottor Tibia e se suo zio non fosse morto?
Non tutti i mali vengono per nuocere, dice il proverbio.
Il domani, a mezzogiorno, don Gabriele arrivò con una certa aria preoccupata.