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missario di polizia, in prospettiva. Andiamo a desinare.

— Non ho fame.

— È una frase che non si deve dire che alle frutta, osservò don Gabriele e non mai alla minestra.

Tutto era pronto. Sedettero a tavola.

In quel punto si aprì la porta ed entrò il santese della chiesa.

Tartaruga lo invitò, ma il santese ringraziò con voce commossa.

— Vengo, disse, da parte del nostro parroco.

— Il principio è edificante; cattive notizie allora, esclamò il burattinaio. Ma ciò non impedisce il bere un gotto di gragnano.

Il santese accettò e don Gabriele disse:

— Ora parlate: che vuole il vostro parroco? scommetto che l’indovino.

— Non è cosa difficile, rispose il santese e ve lo spippolo in una parola: ha bisogno di queste stanze fra due giorni, pel successore di quella buona anima di don Noè, che Dio abbia in gloria.

— Proprio questo, disse don Gabriele. E non gli occorre altro?

— Non m’ha detto altro pel momento.

— Bevete un altro bicchiere e andatevene con Dio. Vi porterò la risposta domani, continuò don Gabriele.

— Ve la do io subito, interruppe Bruto. L’alloggio sarà sgombrato domani.

Il santese s’inchinò e uscì.

— Avete tanta premura? chiese don Gabriele a Bruto.